domenica 31 luglio 2022

Forse scrivo?

Un racconto breve di fantascienza che ho scritto un po' di anni fa:  

IL FUTURO 

Mi sveglio presto, mi infilo velocemente i vestiti, fa freddo ma va bene così: maglione e pantaloni pesanti, calze di lana con le scarpe di pelle spessa basteranno, devo solo riuscire a prendere la giacca di pelliccia di mio padre, se va tutto bene se ne accorgerà quando sarò già uscita. Pochi passi silenziosi e sono fuori, via di corsa a perdifiato, appuntamento con Ragno, Rocco, Gionna e Petalo al giardino ghiacciato. Siamo grandi amici, cinque come le dita di una mano, uniti a pugno siamo imbattibili, siamo una tribù. 

“Ehi Ragno!” grido. 

“Ciao Scout!” mi risponde. 

Pochi minuti e arrivano anche gli altri. Gionna e Rocco sono i più forti, Petalo è la più delicata ma anche la più agile. Io son brava a mappare, Ragno organizza il gruppo. 

Ancora poco tempo e ce ne andremo insieme, ognuno di noi si da da fare per se stesso e per gli altri, ognuno di noi sa che solo così si può vivere. Abbiamo già messo da parte quasi tutto: archi e frecce, asce, le pietre per accendere il fuoco, pellicce per fare vestiti e tende, traini per trasportare tutto. Oggi abbiamo aggiunto strisce di cuoio e ossa di animali per poterci fabbricare attrezzi. 

“Ragno, cosa ci manca ancora?” chiede Rocco “secondo me siamo pronti”. 

“Ci manca solo la mappa delle zone più vicine ” risponde lui guardandomi. 

“Allora abbiamo tutto ragazzi” dico io sorridendo e tiro fuori la mappa.

"Evvai!" esclama Gionna. 

Ragno alza la mano “Metti la mappa con le altre cose, Scout”. E poi rivolgendosi a tutti: “Ora prendete un osso, fateci ogni mattina un segno. Al quindicesimo segno ci troveremo qui, inizia la ricerca della Terra Perfetta. 

Tra di noi diciamo così, ma è un modo di dire. Sappiamo bene che non esiste. E' un modo di vivere, vivere spostandosi, cercando sempre il meglio per la tribù. 

I grandi credono che noi ci vediamo solo per fare a battaglia di palle di neve, ci prendono per ragazzini, credono ancora alle favole! 

Ecco, di lontano sento mio padre che mi chiama, ha la voce arrabbiata, ma cosa mi può fare? Anche se mi tiene in punizione per una settimana poi uscirò di nuovo e i miei amici anche. 

Mi farà per l’ennesima volta una partaccia e mi racconterà la solita storia che da sempre cerca di farmi credere.

Sempre questa stupida storia della glaciazione, sempre le solite regole di “sopravvivenza” e non devi fare questo e non devi fare quello, ma di cosa parlano i grandi? Io non ci credo che esistevano fiori colorati e che il sole scaldava la terra. Il mondo è bianco, di neve e di ghiaccio, e a me e ai miei amici sta bene così. Ma si sa, coi grandi non si ragiona, riescono solo a parlare del passato caldo e meraviglioso e a dire che noi siamo dei selvaggi, ma quando capiranno che siamo noi il futuro?

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