venerdì 27 febbraio 2009

Nando, il robot a telecomando!

Siamo negli anni '50, la fantascienza è ormai un genere letterario affermato.
Nell'immaginazione degli uomini è solo questione di anni arrivare sulla luna o riuscire a creare un robot che l'uomo possa programmare per farlo camminare, fargli raccogliere oggetti, farlo parlare e persino farlo arrivare nello spazio. E questi sogni futuristici si ritrovano nella letteratura fantascientifica che dal 1940 vive la sua "epoca d'oro" e, naturalmente, nei giocattoli che vengono prodotti in quel periodo.
In America e in Germania, ma principalmente in Giappone si fabbricano robot in latta che camminano, ruotano, si fermano e cambiano direzione, con lucette lampeggianti, suoni spaziali ... e con nomi come Planet Robot, Thunder Robot, Atom Robot, Space Explorer, tutti nomi che fanno pensare ad un mondo avventuroso proiettato nel futuro. Un mondo in cui i bambini, giocando, possano far diventare reali tecnologie fantascientifiche e viaggi intergalattici.
Ecco, mentre nei paesi super tecnologici succedeva tutto questo, in quegli anni nasceva in Italia, prodotto dalla Opset, un piccolo robot di latta, con gli occhi e la bocca sorridenti, senza lucette, senza suoni, con un meccanismo a pompetta che gli permetteva di camminare e di ruotare la testa. Il viso, squadrato, era disegnato da una semplicissima decal, ...un viso "naif".
Un piccolo robot con un nome che gli calza a pennello: Nando.
Lo abbiamo avuto nel nostro showroom qualche anno fa, e quando mio fratello lo ha portato nello studio è stato amore a prima vista. Forse perchè era così piccolino (era alto circa 13 cm.), forse perchè mi sorrideva o forse perchè con tutta la sua ingenuità era comunque il cuginetto dei tecnologici Planet Robot, Thunder Robot, ecc... L'ho preso in mano, l'ho ripulito per benino, ed era davvero in condizioni incredibili, lo potete vedere anche voi. E' rimasto poco tempo nel nostro showroom. Ha trovato quasi subito un collezionista che (io non riesco a pensarlo come un oggetto, scusatemi!) lo ha adottato.
Se qualcuno sa raccontarmi qualcosa sulla ditta che lo produceva, o se qualcuno ci ha giocato da bambino e vuole raccontarmi qualcosa di allora, ne sarò lieta.
Io ho voluto davvero bene a questo robot, che si è conquistato addirittura una fotografia a piena pagina nel libro "Future Toys" di Antoni Emchowicz e Paul Nunneley.
Un bacio a voi e uno al piccolo Nando,
cbar