domenica 19 luglio 2009

Ritratto ad acquerello


Questo è un ritratto che ho fatto tempo fa su commissione. L'ho fatto con acquerelli Winsor & Newton riprendendo l'immagine da una fotografia (i ritratti li faccio solo da fotografia perchè riprendere le persone dal vivo lo ritengo davvero troppo complicato, e poi sono troppo lenta a disegnare!). Inoltre le fotografie hanno il pregio di stare ferme senza parlare e non hanno nessun tipo di bisogno, praticamente perfette. Altro particolare importante è che riportando il disegno e acquerellandolo si possono cambiare piccole cose che non ci convincono, sia nel disegno che nel colore. Per fare i ritratti, in cui la fedeltà all'originale è veramente importante, prima riporto il disegno sulla carta da lucido, poi lo ingrandisco alla misura che desidero per l'acquerello e quindi con la carta grafite riporto il disegno sul cartoncino Schoeller. Insomma, adopero la tecnica di cui parlavo nel post "Tecnica dell'acquerello - 3".
Inizio ad acquerellare i ritratti sempre dagli occhi che rendono viva l'immagine, o meglio, prima un occhio, poi la radice del naso e quindi l'altro occhio. A questo punto mi allargo completando il naso, la fronte le guance e così via... Cerco sempre di ricordare a me stessa di non utilizzare solo il color carne per la pelle, ma anche il viola o il giallo, il blu o il verde! Nel primo acquerello di questo post non sono stata così fantasiosa nei colori, mentre nel secondo (che infatti preferisco) non mi sono limitata assolutamente.
Sono molto lenta, ma perchè? Il motivo è che prima di fare la macchia successiva, mi prendo il tempo per decidere dove e in che modo farla. Questo per un unico fine e cioè quello di riuscire a rendere l'immagine con il minor numero di interventi possibile. Meno macchie di colore ci sono e più essenziale e pulito risulterà l'acquerello.
Terminato il viso passo allo sfondo che nel primo acquerello ho ripreso dalla fotografia apportando solo delle modifiche, come ad esmpio eliminare il tronco di un albero (ho cercato di modificare qualunque cosa desse fastidio al ritratto).
Invece il secondo acquerello ho preferito lasciarlo con uno sfondo unicolore sempre comunque per dare il maggior risalto possibile al ritratto (e in particolare agli occhi).
A presto (spero...)
Baci!
cbar

sabato 18 aprile 2009

Impara l'arte e non metterla da parte!

Ho ripreso in mano un acquerello iniziato parecchio tempo fa. Di-pin-ge-re! Vabbene?
"Breve corso di autotraining" by Cbar
Baci!!!

venerdì 27 febbraio 2009

Nando, il robot a telecomando!

Siamo negli anni '50, la fantascienza è ormai un genere letterario affermato.
Nell'immaginazione degli uomini è solo questione di anni arrivare sulla luna o riuscire a creare un robot che l'uomo possa programmare per farlo camminare, fargli raccogliere oggetti, farlo parlare e persino farlo arrivare nello spazio. E questi sogni futuristici si ritrovano nella letteratura fantascientifica che dal 1940 vive la sua "epoca d'oro" e, naturalmente, nei giocattoli che vengono prodotti in quel periodo.
In America e in Germania, ma principalmente in Giappone si fabbricano robot in latta che camminano, ruotano, si fermano e cambiano direzione, con lucette lampeggianti, suoni spaziali ... e con nomi come Planet Robot, Thunder Robot, Atom Robot, Space Explorer, tutti nomi che fanno pensare ad un mondo avventuroso proiettato nel futuro. Un mondo in cui i bambini, giocando, possano far diventare reali tecnologie fantascientifiche e viaggi intergalattici.
Ecco, mentre nei paesi super tecnologici succedeva tutto questo, in quegli anni nasceva in Italia, prodotto dalla Opset, un piccolo robot di latta, con gli occhi e la bocca sorridenti, senza lucette, senza suoni, con un meccanismo a pompetta che gli permetteva di camminare e di ruotare la testa. Il viso, squadrato, era disegnato da una semplicissima decal, ...un viso "naif".
Un piccolo robot con un nome che gli calza a pennello: Nando.
Lo abbiamo avuto nel nostro showroom qualche anno fa, e quando mio fratello lo ha portato nello studio è stato amore a prima vista. Forse perchè era così piccolino (era alto circa 13 cm.), forse perchè mi sorrideva o forse perchè con tutta la sua ingenuità era comunque il cuginetto dei tecnologici Planet Robot, Thunder Robot, ecc... L'ho preso in mano, l'ho ripulito per benino, ed era davvero in condizioni incredibili, lo potete vedere anche voi. E' rimasto poco tempo nel nostro showroom. Ha trovato quasi subito un collezionista che (io non riesco a pensarlo come un oggetto, scusatemi!) lo ha adottato.
Se qualcuno sa raccontarmi qualcosa sulla ditta che lo produceva, o se qualcuno ci ha giocato da bambino e vuole raccontarmi qualcosa di allora, ne sarò lieta.
Io ho voluto davvero bene a questo robot, che si è conquistato addirittura una fotografia a piena pagina nel libro "Future Toys" di Antoni Emchowicz e Paul Nunneley.
Un bacio a voi e uno al piccolo Nando,
cbar